Ditta artigiana locale o grande multinazionale che propone kit standard?
Un impianto a fonte rinnovabile è essenzialmente un vestito su misura che va adattato alla singola utenza, dunque bisogna diffidare in generale di chi propone soluzioni standard con pacchetti uguali per tutti.
Come riconoscere una ditta di qualità?
Ad esempio chiedendo pareri ed opinioni a chi già ha usufruito dei servizi di quell'impresa, ma anche verificando l'esperienza e la competenza sia progettista che dei tecnici installatori, facendo domande e chiedendo spiegazioni ai preventivi ricevuti. Una ditta di qualità effettua sempre sopralluoghi accurati, studia i consumi energetici attuali dell'utenza ed ipotizza quelli futuri, analizza sempre le ombre presenti. Non punta a realizzare l'impianto più grande per maggior guadagno, ma l'impianto migliore per il cliente. Cura i dettagli e la bellezza estetica del lavoro, a costo di allungare i tempi d'installazione. Il più delle volte offre servizi chiavi in mano avendo tutte le competenze interne e personale assunto non cottimista. Una ditta di qualità fornisce inoltre sempre un rigoroso e realistico business plan (possibilmente "attualizzato") con i principali indicatori economici dell'investimento effettuato, come il VAN (Valore Attuale Netto), il TIR (Tasso Interno di Rendimento), il TRA (Tempo di Ritorno Attualizzato), il ROI (in inglese Return On Investment). E soprattutto lo sa spiegare in modo semplice, fornendo diversi scenari possibili al variare dei parametri inseriti. Tutto ciò è indice di competenza, non solo tecnico-scientifica ma anche economico-finanziaria. Una ditta di qualità è soprattutto onesta: se il sistema d'accumulo a voi non conviene, state pur sicuri che ve lo dirà, senza convincervi a tutti i costi del contrario, magari sottoponendovi un business plan eccessivamente ottimistico con alti guadagni e percentuali di autoconsumo spropositate prossime all'80-90%: semplicemente utopia.
Pannelli fotovoltaici: marca famosa uguale qualità?
In generale sì, ed i costi ne risentono, come ad esempio nel caso dei moduli Q.Cells (utilizzati da SOL) di fabbricazione tedesca e coreana. Ma esistono marche meno famose ma egualmente ottime come l'italiana Sunerg di Città di Castello. Occorre tener presente in fase di preventivo che un pannello di marca sconosciuta cinese può arrivare a costare alla ditta che lo propone anche quasi la metà rispetto ad altro di ottima qualità. Tenetene sempre conto quando confrontate diversi preventivi.
Come scegliere un ottimo inverter per il proprio impianto?
Il vero cuore dell'impianto fotovoltaico è costituito dall'inverter, il dispositivo che consente di interfacciare correttamente il campo in corrente continua con la rete in corrente alternata, gestendo eventualmente, se ibrido, anche i flussi tra fotovoltaico, utenza, batterie e rete: la sua scelta, le sue caratteristiche elettriche ed il luogo di posizionamento devono esser accurate per preservare la delicata elettronica garantendo al sistema una vita lunga e produttiva. Ideale sarà montarlo in un posto sempre fresco, asciutto, ventilato, riparato dal sole e dalla pioggia. Ottime marche di inverter sono Fimer, Zucchetti, Kostal, SMA, Fronius, SolarEdge, Q.Cells etc... Occorre però tener presente che non basta avere ottime marche di pannelli ed inverter per aver un sistema eccellente con grande producibilità elettrica annua perché se questi sono accoppiati elettricamente male, funzioneranno pessimamente! La differenza sarà sempre fatta dalla competenza del progettista e della ditta installatrice. La principale causa di guasto all'elettronica dell'inverter è costituita dalle sovratensioni di origine atmosferica: queste possono esser ridotte oltreché con l'utilizzo di scaricatori di sovratensione, anche mediante opportuni cablaggi delle stringhe (ad esempio con anelli ad induzione inversa), tubazioni metalliche, cavi stretti e paralleli o anche intrecciati...
Il peggior nemico di un impianto fotovoltaico? Le ombre, anche piccole!
Semplificando al massimo, un impianto fotovoltaico è essenzialmente una serie elettrica di pannelli i quali a loro volta sono una serie elettrica di piccole celle fotovoltaiche. Questo significa che una piccola ombra su una piccola porzione di un singolo pannello può bloccare l'intera produzione di tutta la stringa, anche se il 99% di questa è tutta esposta al sole. In sostanza, la piccola zona in ombra si comporta come una singola strozzatura in un tubo d'acqua di grossa sezione e portata. Il progettista dovrebbe quindi sempre effettuare un'attenta analisi delle ombre presenti (sia puntuali che clinometriche), perché queste, se presenti e non eliminabili, possono rendere l'installazione sconsigliabile, antieconomica ed addirittura pericolosa (a causa di fenomeni di “hot-spot”). Nella maggior parte dei casi comunque, le ombre possono esser minimizzate mediante numerosi accorgimenti in fase di montaggio, come ad esempio un opportuno cablaggio delle stringhe da collegare a distinti MPPT dell'inverter, posizionamento di pannelli nei luoghi meno penalizzanti in orizzontale o verticale, utilizzo di pannelli half-cut, eventuale utilizzo di ottimizzatori di potenza, abbassamento della taglia impianto etc...